Guardate, non fatemi parlare. Non fatemi parlare proprio. Quasi un mese dalla scorsa newsletter? Ma stiamo scherzando?
Casella di posta piena, telefono con migliaia di telefonate perse. Insomma, una cosa che non farei fatica a definire “disastro”. Eppure, dopo tanta attesa, eccoci qui. La Tua Seconda Cosa Preferita, la newsletter (che arriva quando le pare) su tutte le cose più incredibili che accadono nel mondo delle community torna sui vostri schermi, qualsiasi essi siano.
Va beh, cos’è successo nel mondo?
Partiamo con delle robe semplici, tipo: lo sapete che per Adobe il termine corretto per definire un’immagine che subisce un ritocco non è photoshoppata (eng. Photshopped) ma è migliorata grazie al software Adobe (trademark) Photoshop (trademark)? Giuro, adesso vi racconto.
Allo stesso modo, nessuno può essere definito “Photoshopper” o può “Photoshoppare”. Le linee guida del sito di Adobe (trademark) parlano chiaro, non sei uno che photoshoppa, sei una persona che usa il software Adobe® Photoshop® per manipolare le immagini per hobby.
Photoshop, tra l’altro, non può essere utilizzato in forma possessiva. Non è corretto infatti dire “le nuove funzioni di Photoshop sono impressionanti”, ci mancherebbe altro, come ho pensato di poter pronunciare questa eresia. Il modo corretto è “le nuove funzionalità del software Adobe (trademark) Photoshop (trademark) sono impressionanti”.
”Luca, Luca, ma cosa capiamo da questa notizia?”. Ecco, cari bambini, capiamo tendenzialmente che queste cose fanno peggio che altro (perché impedire che un termine diventi lingua condivisa? Non sono contenti che siano diventati un marchiònimo?) e che, se è vero che queste cose sono molto importanti nel mondo fumoso dei legali, da fuori ti fanno sembrare solo un, mh, un pirla ecco.
Ho letto una bella ricerca che parte da una domanda: come mai siamo gentili con i robot?
Ok, mi spiego con un esempio. Siete davanti al computer, avete appena chiesto a ChatGPT di leggere e riassumervi 12 pagine di un PDF su un argomento di cui non vi interessava abbastanza per, appunto, leggerlo tutto. Guardate la macchina leggere, elaborare e sputarvi fuori un bel riassunto. Lo guardate, vi torna, riaprite la chat scrivete a ChatGPT “grazie mille”. Strano no?
La domanda è talmente scema da essere realmente interessante. Com’è che abbiamo l’istinto a umanizzare così tanto qualcosa che sappiamo essere niente più di un insieme di plastica, chip, zeri e uno, e soprattutto incapace di comprendere?
Ecco, la ricerca (che trovi QUI) trova la risposta nello stesso circuito mentale che ci fa interagire con gli animali. Un processo di Antropomorfizzazione che permette di vedere sia i sorrisi negli sguardi dei cani che ci sembrano felici e che ci fa ringraziare una macchina quando svolge un lavoro per noi.
Tra l’altro nel paper viene posta una di quelle domande che se siete flippati di queste cose (come lo sono io), vi farà girare la testa: è un’altra ricerca che si chiama The Robot Dog Fetches for Whom? e parla di robot, cani e la nostra relazione con le macchine (e con il riportare i bastoni).
Chiudiamo con una cosa simpatica, dai.
Cosa pensereste se, aprendo X vedeste questo tipo di Tweet?
”Il Social Media Manager è impazzito?”, “Qualcuno è svenuto mentre scriveva?” o forse “ehi, ma non è che un gatto è passato sulla tastiera?”
Ecco, era l’ultima, è stato il gatto.
Niente glossario, ci risentiamo alla prossima!
"Marchiònimo" è il termine che ho imparato oggi ;)